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Codice del prodotto: ISBN 978-88-32289-015
Peso: 480.00gr

Prezzo: 25.00€

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Durante secoli le nostre generazioni avevano difesa la nostra italianità come un patrimonio naturale; durante secoli Fiume lo aveva custodito e protetto contro ogni vicenda e ogni pretesa straniera ed ora, dinanzi ad una Italia vittoriosa e dopo tanto sacrificio di sangue, dovevamo veder tradito e solo per noi un diritto per tutti proclamato e riconosciuto?
Può esser mai dimenticato questo?
E quale uomo che abbia virilità, dignità e cuore può rimanere ancor oggi insensibile dinanzi ai motivi sacrosanti che spinsero Fiume alla lotta per la sua salvezza, che fece di Fiume, come disse d’Annunzio: “la città del disperato amore”, la città che subì ogni sacrificio e fu poi ignobilmente sacrificata allo straniero invasore?

Irredentista ed esule in Italia, Giovanni Host-Ivessich(1892-1980) nel maggio del 1915 è a Quarto, in compagnia di Gabriele d’Annunzio quando, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Garibaldi, pronuncia il celebre discorso in favore della guerra. Per la cronaca, Venturi è il cognome di un suo amico, che glielo presta durante la Grande Guerra: Giovanni lo usa per non essere riconosciuto in caso di arresto da parte degli austriaci, mentre combatte, volontario, nelle file dell’esercito italiano. Quattro anni dopo entra a far parte del gruppo degli strettissimi collaboratori di d’Annunzio a Fiume. È, in particolare, il creatore di quella compagine strana che fu la Legione Fiumana, nell’aprile precedente la “Santa Entrata”. Fu proprio dalla Legione che partì il messaggio che invitava d’Annunzio a diventare Comandante della “Città di Vita”. Rimasto a Fiume sino al Natale di Sangue che stroncò la “festa sacra della rivoluzione”, Host-Venturi mantenne un’intransigente fedeltà alla città, in seguito ricoprendo la carica di segretario provinciale della federazione fascista di Fiume dal 15 novembre 1925 al 24 maggio 1928 e di commissario straordinario di Pola dall’1 aprile al 24 maggio 1926.Sottosegretario alla marina mercantile nel 1934, dal 1939 al 1943 fu ministro delle comunicazioni del P.N.F.

 

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